Le giornate d'autore della Dark Zone



Partecipiamo alla giornata d'autore della Dark Zone (il cui gruppo Facebook lo troverete qui) con l'intervista dell'autore Alessio Filisdeo del libro Una notte di ordinaria follia a cura di Francesca Pace.


Una notte di ordinaria follia.

Manhattan: risvegliatasi nel bel mezzo di Central Park, una caparbia killer a contratto scopre di aver mancato clamorosamente il suo ultimo bersaglio. Non solo ha fallito, ma a stento ricorda quello che le è successo negli ultimi giorni. E le cattive notizie non sono ancora finite: uno sfacciato diciassettenne le confessa candidamente di averla uccisa pochi istanti prima. Il resto è... complicato.
Tra night club, società segrete, improbabili complotti e sparatorie a cielo aperto, benvenuti alla notte delle notti! In compagnia dell'irriverente vampiro Nik, della mafia russa e di galloni di sangue caldo!


Lasciamo la parola all’autore:

Perché una lettrice dovrebbe leggere il tuo libro? 

Per via del vampiro Nik, ovviamente! È un tipetto piuttosto interessante, completamente fuori di testa, che sa prendersi in giro ma anche farsi amare. 
E poi c’è New York di notte, tanta ironia nera e una consistente dose di violenza che non farà rimpiangere i puristi della figura del dannato. 


Che cosa c’è di innovativo e quali sono gli elementi di continuità con il genere o con la tradizione?

Credo che la maggior fonte di innovazione all’interno di questo romanzo sia proprio la figura del vampiro: Nik ha l’aspetto di un diciassettenne, però non si comporta affatto come la moda imporrebbe alla sua condizione. È un vampiro “vero”, che non asseconda gli standard odierni sul personaggio: vive la sua immortalità godendosela senza inibizioni, fregandosene della morale e del romanticismo. Adora uccidere, ama il sesso, l’alcol e le droghe, e soprattutto le armi di grosso calibro. Insomma, è un vero pazzo furioso, uno che ho ritenuto essere una degna evoluzione del vampiro “di una volta”, uno che ha risposto alla domanda: E se esistessero vampiri nel nostro mondo? Vampiri non con centinaia di anni sulle spalle, ma figli del ventesimo secolo come tanti di noi, cosa farebbero? Come conviverebbero con la loro condizione e i loro poteri? 


Che cosa ti ha spinto a scrivere?

Inizialmente la volontà di creare storie su misura per me, di sentirmi un po’ meno solo, tra amici immaginari, per così dire. Poi, crescendo, è sopraggiunta la passione, il desiderio concreto di condividere qualcosa di mio con gli altri, di farli sentire speciali, o magari anche solo divertirli o emozionarli, come capitava a me mettendo i miei personaggi su carta.
E l’ambizione, ovviamente, quel sentimento per cui pensi “vorrei essere ricordato un giorno, anche da pochi, ma con piacere, e magari un pizzico di ammirazione”.  


Da che cosa è nata la storia? Quali sono state le fonti di ispirazione?

Le mie fonti d’ispirazione sono state molteplici, dalle più commerciali a quelle che lo sono il meno possibile. Film, serie tv, libri, o addirittura fumetti.
Il vampiro Nik è un insieme di tanti fattori, un mosaico di identità e stereotipi reinterpretati: dall’odiato/amato Edward Cullen al badass ossigenato Spike, passando per grandi cult cinematografici degli anni ’80 e sull’eterna contrapposizione tra Unione Sovietica e Stati Uniti. 
Allo stesso modo, l’ambientazione in cui si muove e i personaggi con cui interagisce richiamano alla mente un certo tipo di immaginario pulp basato sull’iper-realismo, uno sul celebre stile di Sin City, dove in apparenza la componente fantastica è relegata in secondo piano ma, in realtà, è presente più che mai, solo in maniera assai spiccia e irriverente.  

Quando scrivi? E come? In modo organizzato e continuo o improvviso, discontinuo?

Molto banalmente, scrivo ogniqualvolta ne ho la possibilità, e il tempo. Nonostante i mille impegni quotidiani, riesco quasi tutti i giorni a ritagliare qualche ora per me e i miei libri, sedermi al portatile e mettere le idee su carta virtuale.
Preferisco, per una questione di comodità e concentrazione, scrivere di giorno, ma mi è successo abbastanza spesso di dedicarmici anche di notte: ne guadagna di atmosfera, ma il risveglio mattutino è poi un inferno!


Quali strategie hai adottato per promuovere il tuo libro e che tipo di strumenti hai usato – e usi- per proporlo all'attenzione dei tuoi potenziali lettori?

Possiedo una pagina facebook autore (Le Memorie Oscure), un blog e persino un simpatico account twitter in condivisione con quel matto del vampiro Nik.
La promozione per me è molto importante, ma mi sono reso conto nel tempo che ne ho un concetto diverso rispetto alla maggioranza degli autori/autrici. 
Odio sinceramente “spammare” selvaggiamente inviti all’acquisto, che sia sui miei canali o su quelli degli altri, per cui limito la cosa a 2-3 volte al mese, al massimo.
Preferisco condividere ogni giorno frammenti dei miei lavori con chi mi segue, chiedere la loro opinione, o anche semplicemente riportare immagini a tema o curiosità. Tramite il blog propongo una varietà di articoli inerenti il mio genere letterario di riferimento, oppure racconti brevi gratuiti, interviste fittizie ai miei personaggi e quant’altro.
Insomma, le strade per farsi notare ci sono, sebbene non sempre facili da percorrere. L’importante, io credo, è non ridurre sé stessi a un link di Amazon (o di un qualsiasi negozio online), ma trattare chi ci segue e ci dà fiducia come persone vere, e non semplici numeretti da poter tartassare coi nostri prodotti. Le persone, tendenzialmente, non ci seguono per comprare, ma perché (probabilmente) trovano interessante ciò che proponiamo loro di giorno in giorno.


Progetti per il futuro?

Innumerevoli. Non solo ho in programma altre avventure del vampiro Nik, ma anche dei romanzi gotici ad ambientazione storica che sono sicuro faranno felici i fan del genere.

Tre persone da ringraziare

Ringrazio Anne Rice per aver scritto Intervista col vampiro ed avermi così fatto innamorare di una creatura così sfaccettata e profonda come il vampiro; e ringrazio i miei genitori che da bambino mi regalavano un mucchio di libri quando, in realtà, avrei voluto solo dei normalissimi giocattoli.

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